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#Women’s March / La Marcia delle Donne – 21/01/2017

Sasha ha preso parte al corteo nella città di Los Angeles della Women’s March (La Marcia delle Donne), manifestazione politica svoltasi il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.

La manifestazione principale è stata quella di Washington D.C., ma ve ne sono state oltre 670 in tutto il mondo. A Washington si è aperta con gli interventi di avvocati per i diritti civili, artisti, leader politici e numerose star.

Appoggiata anche da Amnesty International e da Planned Parenthood, Women’s March è sorta con l’obiettivo di mandare un chiaro messaggio al neo Presidente degli U.S.A., che durante la campagna elettorale ha rispolverato i pregiudizi contro donne, immigrati, persone di colore, persone LGBT, senza risparmiare i portatori di handicap. Milioni di donne, assieme a uomini e bambini, si sono unite per marciare contro Trump e ogni forma di discriminazione.

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Fautrice di tale iniziativa è stata una avvocatessa in pensione, Teresa Shook (non a caso soprannominata the Firestarter, la miccia), che lo scorso mese di novembre – preoccupata per la vittoria di Trumpaveva postato su Facebook “Che cosa succederebbe se le donne marciassero in massa a Washington nell’Inauguration day?”. Poi, aiutata dal figlio, aveva creato un gruppo, dando impulso ad un movimento cresciuto giorno dopo giorno fino a contare centinaia di migliaia di aderenti.

womensmarchflyerNella sola Washington D.C. si sono radunati più di 1 milione di manifestanti. Circa 750 mila i presenti a Los Angeles, 250 mila a Chicago e 150 mila a Boston. A Londra 100 mila, mentre alcune centinaia di persone hanno marciato a Roma e Milano. Secondo quanto riporta il sito ufficiale dell’evento, in tutto il mondo i partecipanti sono stati più di 5 milioni.

I manifestanti hanno sfilato con in testa il “Pussyhat”: il berretto rosa con le orecchie da gatto divenuto il nuovo simbolo del pink power, il potere rosa. A indossarlo non solo le donne, ma anche uomini e bambini, giornalisti, poliziotti, cani, gatti, pupazzi e statue. Il “Pussyhat”, nato a Los Angeles dall’idea di due amiche, è divenuto in soli due mesi un fenomeno globale grazie ai social media. Il nome è un gioco di parole tra “pussycat”, che significa micio o gattina, usato anche per esprimere il concetto di “bella ragazza”, e “hat”, che significa cappello. Ma soprattutto è un chiaro riferimento alla controversa registrazione del 2005 – trapelata solo un mese prima dell’Election Day – in cui il neo Presidente degli Stati Uniti si è vantato di poter fare qualsiasi cosa con le donne, di poterle molestare sessualmente.

Foto postate da Sasha

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Women: May we know them, may we love them, may we raise them. #womensmarchla #girlpower #equalityforall #luv #motherjeans

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I ❤️ and all of it’s color, passion & diversity. I was raised to respect all people regardless of race or religion. I was raised by a single mom who taught me women are powerful & capable of all things. I am raising my own children the same. The #womensmarch is not only about women, but everyone. We need love & empathy in this world and we must stick together to keep it alive! #humanrights #womensmarchla

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#womensmarchla #equality

#womensmarchla avec mon amour.

#womensmarchla avec mon amour.

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#lovewins #womensmarchla

 

Fonti:

www.lastampa.it

www.ilfattoquotidiano.it

www.repubblica.it

it.wikipedia.org